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Tatiana S.

Pace nell’amore del Signore! Mi chiamo Tatania, ho 29 anni e sono nata in Moldavia.
Ringrazio Dio perché mi ha salvata e perdonata da tutti i miei peccati, rendendomi una Sua figliola. La mia vita prima di conoscere Gesù non è stata semplice: ho molto sofferto per via di alcune delusioni, talvolta procuratemi persino dai miei stessi famigliari. Sentivo che solo mia madre mi capiva veramente e mi voleva un gran bene, purtroppo, però una malattia l’ha portata via da me ed in poco tempo è andata con il Signore. Da allora le mie sofferenze si sono moltiplicate, ho visto il mondo crollarmi addosso ed ha cominciato a venir meno la voglia di vivere. Più volte mi è capitato di pensare che facendomi del male forse avrei smesso di soffrire, ma il Signore non l’ha permesso e ben presto mi ha messo nel cuore che per me aveva un altro piano. E’ stato proprio in quel periodo che ho avuto l’opportunità di partire per l’Italia, anche se all’inizio i problemi e le difficoltà non sono mancati. Poi Dio mi ha soccorsa facendo in modo che venissi a conoscenza del fatto che non molto lontana da me, a Mazzo di Rho, c’era una chiesa cristiana evangelica. Una volta arrivata in chiesa il Signore ha cominciato a prendersi cura di me, consolandomi con la Sua parola e facendomi sentire che non ero sola, che Lui era vicino a me. Insieme a Lui c’erano tante sorelle e fratelli che mi volevano bene, mi stavano accanto e mi davano tanti buoni consigli. Uno di questi era quello di cercare con tutto il mio cuore Gesù. Cosi, con dolcezza e amore, Gesù ha fasciato le mie ferite e guarito il mio cuore, donandomi tanta gioia e ricoprendomi di benedizioni. Mi ha donato una famiglia bella e grande, che mi vuole bene e che io amo profondamente. La sensazione di essere amata era meravigliosa, ma ad un certo punto questo non mi bastava più, volevo di più ed ho quindi cominciato a cercare il battesimo nello Spirito Santo. Il Signore, che è buono, non ha esitato a farsi sentire nella mia vita, battezzandomi nello Spirito Santo e donandomi ancora più forza e gioia. Purtroppo in quest’ultimo periodo ho avuto un grande dolore causato dalla dipartita di mio papà, ma devo ringraziare il Signore perché, come un padre,ha consolato il mio cuore e si è fatto sentire potentemente nella mia vita. A volte penso che senza Gesù sarei persa ed ora che mi protegge, sento di volerlo servire con tutto il mio cuore, consacrandomi a Lui. La mia vita non è ancora perfetta, ho ancora tanti difetti e tante debolezze, ma confido in Dio perché so che l’opera buona che ha iniziato nella mia vita, Egli certamente la porterà a compimento. Mi sento amata da Gesù e lo amo con tutto il mio cuore, cosi come amo i miei fratelli e sorelle in Cristo. Questo è il mio tutto. Dio vi benedica!

Salvatore V.

Verdoliva SalvatoreMi chiamo Salvatore Verdoliva, ho 43 anni e desidero raccontare la mia testimonianza di come il Signore si è fatto conoscere nella mia vita.
Io e la mia ragazza Anna decidemmo di comprare una casa insieme da ristrutturare; iniziarono i lavori e Anna si ammalò di un tumore al seno. Venne ricoverata in ospedale a Legnano e il 25 novembre del 2004 purtroppo morì. La nostra casa era finita, così andai ad abitarci da solo. Anna mi mancava tantissimo, il mio cuore era rotto e pieno di rabbia; la sera quando mi trovavo a casa da solo piangevo e leggevo il vangelo che parla di Gesù, per trovare una risposta alla mia sofferenza nelle Sue parole. Passò circa un anno e una sera, mentre ero sul divano di casa, in lacrime, feci una preghiera con tutto il mio cuore: “Signore non ne posso più di soffrire, soccorrimi.”.
Non passò molto tempo che conobbi una ragazza di nome Giovanna. Ci frequentammo per circa un anno, poi decidemmo di andare a vivere insieme. Nonostante questo non ero felice, quel vuoto nel mio cuore non era sparito, il dolore riaffiorava, la mia anima era inquieta.
Nella casa dove abitavamo e abitiamo tutt’ora vedevo il mio vicino di casa uscire spesso con una bibbia in mano; una persona educata, mi salutava tutte le volte che mi vedeva. Un pomeriggio lo fermai e gli chiesi di che religione fosse e lui mi rispose che non era un religioso ma un uomo di fede che aveva creduto in Cristo Gesù vivente. Lo invitai a casa mia e, dopo avermi parlato di Gesù, mi invitò in chiesa a Rho. Una domenica mattina andai in chiesa da solo, Giovanna non volle venire; era la prima volta che entravo in una chiesa cristiana evangelica e la cosa che mi colpì di più furono i cantici, molto belli e molto profondi, e l’amore per Gesù e per il prossimo. Ci fu un combattimento iniziale, ma sapevo di essere nel posto giusto perché la Parola che veniva predicata in chiesa era la verità. Continuai ad andare in chiesa tutte le domeniche. Una mattina mi alzai per andare a lavoro e nel tragitto in auto una gioia immensa e meravigliosa entrò nel mio cuore: il Signore testimoniò in me la salvezza! Il combattimento finì, quello che volevo comprendere con la ragione, senza riuscirci, fu chiaro appena arrivò nel mio cuore il grande amore di Dio. Quel vuoto che sentivo nel mio cuore non c’è più, ora sono una nuova creatura, nato di nuovo, perdonato da tutti i miei peccati; ora il Signore è al primo posto nella mia vita.
Il mio scopo adesso è testimoniare della Sua opera, non ho altro obiettivo se non quello, per amore, di far conoscere ad ogni papà, mamma, fratello, sorella, parente o amico che Gesù lo ama e desidera farsi conoscere da lui. Presto il Signore tornerà e farà nuove tutte le cose, non ci sarà più pianto né cordoglio, le cose di prima sono passate, Egli sarà il nostro Dio e noi saremo il Suo popolo.
La lode e la gloria al nostro Signore.

Daniel M.

Maffini DanielPace a tutti, mi chiamo Daniel e ho 24 anni, vi racconterò come Dio ha toccato il mio cuore rendendolo libero dal peso del peccato morendo  un giorno per me sulla croce. La mia famiglia non era credente e viveva una vita mondana fino a quando Gesù non è entrato nelle loro vite. Io ero all’inizio della mia adolescenza e non mi piaceva la loro scelta perché mi impediva di fare cose che pensavo fossero un divertimento e un piacere. Trascorrevo le mie giornate in strada in compagnia di “amici” tra droga, piccoli furti e atti vandalici; i nostri discorsi erano giustizia, amore, libertà ma non  conoscevamo  affatto il significato di queste parole e certo non eravamo  l’esempio migliore. Quando tornavo a  casa provavo un forte disagio, pregavo  e mi promettevo di smettere ma non era semplice perché rifiutare di fare bravate era un’esclusione automatica dal gruppo: ero molto triste. Una sera, tornando a casa Gesù parlò al mio cuore e con poche e dolci parole mi disse : “seguimi  e nulla ti mancherà”. Da li a poco mi diede la forza di abbandonare tutto ciò che facevo di sbagliato trasformando la mia vita. ”Dove c’è lo Spirito del Signore li c’è libertà”, queste  semplici ma profonde parole che si trovano nella Bibbia in 2^ Corinzi 3:17 hanno creato in me la fede in  Gesù. Iniziai a frequentare la chiesa evangelica e dopo  pochi mesi il mio cuore e la mia anima traboccavano di gioia, fede e amore per Cristo Gesù così decisi di battezzarmi in acqua secondo l’insegnamento della Parola di Dio. Il Signore ha continuato la sua opera in me battezzandomi con il suo Santo Spirito che ha portato nel mio cuore consolazione e nuova forza ed è per tutti coloro che credono in Lui. Ora trascorro il mio tempo libero testimoniando di Gesù  e sono felice.
A Dio sia la Gloria

Michele M.

Michele 2Sono nato in una famiglia credente e sono il penultimo di otto figli. Mia madre conobbe il Signore proprio mentre era incinta di me, quindi, in casa mia, l’Evangelo veniva predicato e praticato ogni giorno. Tuttavia, io non ho mai provato il minimo interesse verso tutto ciò che riguardava il Signore. Ricordo che da ragazzino non mi piaceva frequentare le riunioni di culto e, tanto meno, sentire parlare così spesso di Dio: volevo vivere semplicemente la mia vita. All’età di 12/13 anni, mia madre mi costringeva ad accompagnare le mie sorelle ai culti presso la comunità di Milano. A me veniva il mal di testa solo al pensiero, così, ci andavo ma non entravo con loro nella comunità: mi sedevo nel bar di fronte, aspettando la fine della riunione. Tutto questo è andato avanti per qualche anno, fino a che, all’età di 14/15 anni decisi di non andare più in chiesa. Questo non significò che in quegli anni non vi ho mai “messo più piede”: ci sono andato soltanto quando i miei fratelli e le mie sorelle si sono sposati. Questo mio stile di vita è andato avanti fino all’età di 28 anni. Posso dire che gli anni più bui della mia vita sono stati quelli tra il militare e la mia conversione, proprio perché in quel periodo non avevo più la voglia di vivere, non mi piaceva nulla; sentivo dentro me un vuoto incolmabile; ero costantemente insoddisfatto di come andavo avanti e mi sentivo dentro troppo sporco. Quello che mi ripetevo sempre era questo: “Se questa è la vita, è meglio morire che continuare a vivere così!”. In quel periodo, anche la voce del nemico mi sussurrava di farla finita. Molto spesso ero in macchina e sentivo questa voce che mi diceva di uscire fuori strada. Altre volte, quando uscivo sul balcone di casa mia, ancora quella voce mi sussurrava “Buttati giù!”. Però, ogni volta che nella mente affiorava il pensiero di non vivere più, di farla finita, sentivo anche un’altra voce, molto chiara, che mi diceva “Guarda che hai un’anima!”. Capivo che quella voce era la voce del Signore, di conseguenza Gli rispondevo: “Signore, salvami l’anima e fammi morire, perché non ce la faccio più a vivere questa vita!”. Questi pensieri, le voci che continuavano a rimbombare nella mia mente, mi hanno tormentato per tre anni prima della conversione. E più il tempo passava, più quella voce che mi continuava a dire di farla finita, diventava sempre più insistente e sempre più forte: se prima la percepivo ogni due/tre mesi, in quel periodo la sentivo più volte alla settimana. Inoltre, a quell’epoca, non vivevo nemmeno una vita “giusta” sotto l’aspetto morale e tutto era diventato soltanto un grosso macigno che non riuscivo più a sopportare. Così, qualche volta, all’insaputa dei miei familiari, che continuavano a pensare che io del Signore non ne volevo proprio sapere, quando mi trovavo da solo in macchina, gridavo a Dio per ricevere un Suo aiuto affinché intervenisse nella mia vita: ma non successe mai nulla.
Un giorno nel dicembre del 1981, mi svegliai e mia madre mi disse che non si sentiva molto bene. Cercando di non dare troppo peso alla cosa, le dissi di non preoccuparsi perché non era nulla di grave. Chiamai mia sorella Attilia e le chiesi di stare con nostra madre, poi uscii. La sera, verso le 17, ritornai a casa e ricevetti una brutta notizia: mia madre era stata portata, nel corso della giornata, ben due volte all’ospedale ma non l’avevano ricoverata perché non le avevano riscontrato “nulla”; tuttavia, i miei fratelli, vendendo che lei si era sentita ancora male, la riportarono per la terza volta al pronto soccorso. Questa volta la tennero: aveva avuto un ictus ed era entrata in coma. Sebbene non l’avevo mai dimostrato, ero molto legato a mia madre e quando seppi che era in coma, mi precipitai in ospedale, cercai di parlarle ma lei non capiva più nulla. In quel momento, mi sono sentito come se tutto il mondo mi fosse crollato addosso. Incominciai ad invocare il Signore ma probabilmente lo facevo nel modo più sbagliato. Lo pregavo chiedendoGli che se Egli avesse guarito mia madre, mi sarei convertito. Ma quando facevo questa semplice richiesta, sentivo un muro da parte di Dio, come se Egli mi facesse capire che mi stava ascoltando ma non poteva concedermi quanto Gli stavo chiedendo. Anzi, percepivo che la volontà del Signore era proprio completamente diversa dalla mia; sentivo forte la Sua voce che mi diceva: “Io prendo tua madre per salvare te!”. A quell’affermazione rispondevo di prendere me perché io ero un peccatore e non meritavo di vivere, non mia madre: lei era una Sua figlia e meritava la vita. Ma il Signore continuava a farmi comprendere che la Sua volontà era diversa: Lui avrebbe preso mia madre per salvare me. Andai avanti con questa mia lotta interiore per un giorno e mezzo. L’indomani a mezzogiorno decisi di fare un giro in macchina e in quell’occasione, per la prima volta, sentii la presenza potente di Dio nella mia vita. Fino a quel momento, non avevo mai sentito il Signore: è vero, avevo frequentato i campeggi, la Scuola Domenicale, qualche culto, ma non potevo dire che il Signore mi aveva
benedetto o che l’avevo sentito dentro di me. Quel giorno, quindi, presi la macchina e mi fermai ad un incrocio davanti ad un semaforo: era rosso. Mentre aspettavo, incominciai ad osservare le persone ferme al semaforo e quelle che passeggiavano nella piazza vicina. E mentre li guardavo, iniziai a pensare: nessuno è solo, minimo sono in due; hanno tutti dei visi felici e sereni e si sorridono l’uno con l’altro; tutti mi sembrano così contenti ed io mi sento triste, solo e disperato. E mentre osservavo questo, quella voce chiara, che ogni tanto sentivo, mi sussurrò che le persone che stavo osservando, non mi potevano aiutare; nessuno di quelli mi poteva consolare. Improvvisamente, ebbi una specie di visione: mi vidi sul marciapiede, disteso a terra, con la mano tesa in segno di aiuto; le persone mi passavano accanto ma nessuno mi guardava e, tanto meno, nessuno stendeva la propria mano per aiutarmi. Allora, io sentii Dio parlarmi chiaramente dicendomi che quello che vedevo era il mondo e nessuno, che apparteneva a questo mondo, era in grado di aiutarmi e consolarmi. In quel momento, crollarono le mura che circondavano il mio cuore e le scaglie che avevo sui miei occhi. Mi resi conto che le persone che stavo scrutando prima, facevano parte di quel mondo di cui Dio mi parlava ma anche che io stesso facevo parte di quel mondo. Le persone di cui mi ero, fino ad allora, circondato, non mi potevano aiutare. Dio, in poche parole, mi stava facendo comprendere che per me c’era solo e soltanto Lui! In quell’istante, feci un semplice preghiera: chiesi al Signore di avere pietà di me perché non volevo far più parte di quel mondo. Successe qualcosa di indescrivibile: dall’alto mi sentii proprio che Dio stava entrando dentro me; mi sono sentito come un secchio pieno di acqua sporca a cui, dall’alto, vi versavano dentro acqua pulita e pian piano tutta quella sporcizia usciva. Era come se tutto lo “sporco” dentro me stava uscendo e qualcosa di nuovo e puro entrava e mi riempiva completamente. Questa bellissima esperienza durò pochi secondi: il tempo che il semaforo diventò verde. Quando scattò il verde, ripartii con la macchina, con gli occhi pieni di lacrime di gioia e di commozione, ripetendo continuamente: “Signore adesso so che ti sei preso cura di me!”. In quel momento, ho davvero sperimentato la presenza di Dio nella mia vita: quel semaforo rosso per me significava “Fermati!”; il semaforo verde, invece, “ora puoi andare avanti”. Dio, fino a quel momento, mi aveva messo tanti semafori rossi davanti ma io ero sempre passato con il rosso. Ora, era arrivato il tempo in cui mi dovevo fermare, conoscerLo e ricominciare a camminare con Lui. La mattina dopo, alle due, ricevetti la notizia che mia madre era andata con il Signore. Dentro di me sentivo una pace profonda e non riuscivo a comprendere bene come non sentivo tanta sofferenza. Ho pensato che forse non volevo poi così tanto bene a mia madre. Ma non era così: quella pace veniva proprio dal Signore.
La domenica dopo il funerale, c’era il culto nella comunità di Bollate. Io sentivo un grande desiderio di andare in chiesa quella mattina ma il mio orgoglio me lo impediva: in quella comunità c’erano tutti i miei parenti che ancora non sapevano nulla della mia esperienza davanti al semaforo. Tuttavia, Dio mi è venuto incontro. Quella mattina, mia cognata mi invitò ad andare con loro al culto. Sebbene volevo dirle di sì, le risposi, sempre per orgoglio, di no, che non avevo voglia. Mia cognata continuava ad insistere ma io, restando nel mio orgoglio, continuavo a risponderle che non mi andava. Nel frattempo, mio fratello era andato nel suo box a mettere in moto la macchina che aveva da poco acquistato: questa non partiva. Ritornò su e me lo disse, così, presi la palla al balzo, e mi offrì per accompagnarli al culto. Per strada, mio fratello e mia cognata insistevano ancora perché io rimanessi ad assistere alla riunione e alla fine, acconsentii. Quella domenica, nella comunità, era stato invitato un fratello che veniva da Napoli. Finito di predicare, ci fu un appello che sentii proprio per me. L’appello invitata coloro che volevano accettare Gesù, ad alzare semplicemente la propria mano. Ero all’ultimo posto, in piedi. In quel momento alzai la mia mano e mi lasciai andare completamente tra le braccia del Signore. Da quella mattina, tutto cambiò: iniziai a frequentare assiduamente le riunioni di culto e di preghiera e incominciai a leggere costantemente la Bibbia. Penso proprio che “qualcuno” non aveva permesso che la macchina di mio fratello partisse quella mattina: infatti, quando siamo ritornati a casa, lui si recò subito in box per vedere se la macchina partiva e… funzionava perfettamente! Il venerdì, andai alla serata di preghiera con una richiesta nel cuore: ho pregato, infatti, il Signore affinché potessi sentire che Egli mi aveva perdonato. Durante la serata, sentii un fuoco bruciarmi dentro e capii chiaramente che il Signore mi aveva perdonato interamente. Il venerdì successivo, chiesi al Signore di battezzarmi con lo Spirito Santo ed Egli non venne meno a quella mia preghiera: in quella serata, Dio mi liberò completamente e mi battezzò con il Suo Santo Spirito. Da quel momento ho iniziato a servire costantemente e praticamente il Signore: non solo frequentavo assiduamente le riunioni di culto e di preghiera (ed eventuali riunioni extra); mi sentii anche il cuore di formare un “gruppo evangelistico” con lo scopo, proprio, di andare per le strade e per le piazze, e parlare di Gesù a quanti ancora non lo conoscono. La mia conversione è stata radicale! Quando tornai al lavoro, i miei colleghi non mi riconobbero più: alcuni dicevano che ero diventato pazzo; altri dicevano che avevo subito una grande shock; altri ancora che era una questione di tempo, e sarei tornato come prima… ma tutto ciò non è accaduto!

MicheleNon ho mai desiderato diventare un pastore. Dopo la mia conversione, i miei obiettivi erano ben diversi: volevo restare nella comunità di Bollate e servire il Signore lì, principalmente nel campo evangelistico. Molti anni prima, dopo solo cinque mesi convertito, il Signore mi parlò attraverso un sogno dicendomi che in un tempo ben preciso, “avrebbe voluto la chiesa staccata dal mondo”. Io non capii bene quel sogno: essendo da poco convertito, non riuscii a comprendere che era nella volontà del Signore chiamarmi a servirLo tramite il ministero di Pastore. Nel 1992, nacque un piccolo gruppo a Rho. A quell’epoca, ero uno dei consiglieri della comunità di Bollate e così, con gli altri membri del Consiglio, ci alternavamo nello svolgere i culti presso questo gruppo di fratelli che si stava formando. Tre mesi prima che mi scegliessero come pastore, soltanto il pensiero di lasciare la comunità di Bollate, mi spaventava e mi portava a desiderare che i fratelli scegliessero qualcun altro. Ma poi, qualche giorno prima di quella scelta, dentro me, improvvisamente, provai una profonda pace, tanto che iniziai a pensare che se mi avessero scelto, sarei stato felice. E così fu: i fratelli mi scelsero come loro pastore e iniziai il ministero nel marzo 1992.
In questi anni, ci sono stati sia momenti di grande gioia e altri momenti di afflizione. Momenti in cui sono stato costretto a riprendere qualcuno e non è stato molto piacevole. Ci sono state delle situazioni in cui ho provato profonde delusioni. Ma ho sempre pensato che se il Signore ti pone in un determinato posto e ti manda direttamente Lui ad esercitare un servizio, Egli ti dona anche la forza di sopportare ogni cosa, la capacità per andare avanti, per continuare ad amare sempre e comunque e di non avere mai nel cuore nessuna radice velenosa o sentimenti di rancore. In questi 23 anni che servo il Signore come pastore, non ho mai sentito il peso del ministero. Non c’è stato mai un giorno in cui abbia detto che “questo servizio è troppo pesante da portare avanti” o “chi me lo fa fare a continuare con questo incarico”. Anzi, ho sempre avuto la gioia di servire il Signore e la comunità che Egli mi ha affidato, anche nei momenti più difficili. Non mi sono mai tirato indietro, sebbene ho passato qualche notte insonne. Credo che quando Dio chiama al ministero, equipaggia i Suoi servi nel modo giusto per poter sopportare ogni cosa; tuttavia, bisogna sempre stare vicini a Lui. È normale che se vivo lontano da Dio, sento maggiormente il peso, per esempio, di una delusione. Se invece, sto vicino al Signore, quella delusione mi colpisce, è vero, ma nello stesso tempo sperimento anche il conforto di Dio in modo, poi, da poter consolare quelli che sono nell’afflizione, come scrive l’apostolo Paolo: “Dio ci ha consolati e dunque possiamo consolare pure noi…(?)”.
L’incoraggiamento che voglio dare alla mia comunità è quello di cercare sempre l’unità: non mi piace che ci possono essere divergenze tra i fratelli. Un’altra esortazione che desidero fare è quella di stare sempre insieme con coloro che “di cuor puro invocano il Signore”; nel senso che, se c’è qualcuno che “zoppica” nel nostro mezzo, va sì aiutato, sostenuto ed incoraggiato, ma non bisogna compromettersi con questi; non bisogna lasciare il passo. È necessario restare uniti a quelli che amano Dio, la preghiera, frequentare i culti, servire il Signore con tutto il cuore, per custodire quel tanto che Dio ci dona. Penso proprio che questo sia il “segreto” per avanzare ogni giorno sempre di più con il Signore.

Alfonso P.

ImmaginePace del Signore. Mi chiamo Alfonso e desidero condividere con voi l’opera che Gesù ha compiuto nella mia vita e nella mia casa. Mi sono sempre ritenuto una persona tranquilla, senza particolari problemi, “un bravo ragazzo” che si è sposato molto giovane, ma già sufficientemente maturo per mettere su una famiglia. Dopo essermi trasferito dalla Calabria al nord, per lavoro, precisamente a Rho, ospite inizialmente da mio zio,  insieme a mia moglie abbiamo iniziato la nostra vita indipendente, lontano dai genitori e da fratelli e sorelle. La vita scorreva regalare e le cose andavano abbastanza bene. Intanto conosco un cugino di mia moglie (credente Evangelico) che abitava in provincia di Como, Damiano, e con lui i rapporti diventano subito ottimi. Con Damiano e la sua famiglia mi sono sempre trovato bene, persone gentili e disponibili con le quali passavamo spesso del tempo e quasi sempre ci parlavano di Gesù. Io ascoltavo anche se in realtà non ero assolutamente interessato all’ argomento, la religione non era per me, ma non lo contraddicevo mai, non volevo guastare quel bel rapporto che si era instaurato. Intanto passava il tempo, abbiamo avuto un figlio (Vincenzo) che riempiva la nostra vita, ma un anno e mezzo circa, dopo il matrimonio, ricevemmo una brutta notizia, mio suocero, in Calabria, era stato colto da un infarto ed era morto. Mia moglie, legatissima al suo papà, cadde in depressione e proprio in quel periodo venne invitata da Damiano ad una evangelizzazione sotto la tenda a Cantù. Io non volevo che lei andasse, ma lei insisti tanto ed io la accompagnai comunque. Quella sera Gesù entrò nel suo cuore e cambiò la sua vita mentre per me iniziò la guerra contro Dio. La donna che avevo sposato, della quale mi ero innamorato, era cambiata, non era più la stessa e anche se il cambiamento era in meglio, non volevo accettare questa sua nuova condizione. Ogni occasione era buona per contraddirla, trattarla male, la sera a letto quando lei apriva la Bibbia io mi infuriavo e mi allontanavo da lei girandomi dall’altra parte. Inoltre ogni volta che Damiano ci invitava a pranzo la Domenica, io sapevo che lei voleva andare anche in Chiesa a Fino Mornasco, ma io facevo di tutto per farla arrivare il più tardi possibile. Insomma cercavo di renderle le cose difficili, ma mia moglie pregava per me. Una giorno mi disse di aver invitato Damiano e la sua famiglia a pranzo da noi per la Domenica successiva, io ne ero contento. La Domenica arrivò, suonarono alla porta alle 9 del mattino, al che dissi a mia moglie, “ma non è presto per il pranzo?” lei mi disse che voleva cercare la Chiesa Evangelica di Rho e Damiano la doveva accompagnare, aprii la porta, feci entrare Damiano che subito mi chiese se volevo andare anche io, stentai un “no” ma alla fine accettai, ancora una volta non volevo incrinare il rapporto con lui. Trovammo la Chiesa, entrammo e ci accomodammo, poco dopo iniziò il Culto, nel corso del quale nel momento delle testimonianze, Damiano presentò mia moglie alla Chiesa e poi raccontò la sua personale esperienza con Gesù. Raccontò chi era prima di conoscere Gesù ed io rimasi senza parole nell’udire il suo racconto. Non riuscivo a credere che quella persona così dolce e affabile, come lo conoscevo io, prima era una persona orribile. Ricordo che feci una semplice riflessione, dissi tra me “questa non è opera d’uomo, un uomo non può cambiare da solo così”. Finì il Culto ed il pastore Michele Motolese si avvicinò e si presentò. Dopo i convenevoli mi chiese se poteva venire a trovarci a casa il sabato successivo, ma io nella mia mente avevo già formulato un bel “NO GRAZIE, non mi interessa” ma la bocca disse “si”, ma non finì così, mi disse anche se nell’attesa del sabato, volevo leggere qualcosa nella Bibbia e nuovamente la bocca disse “si” quando ancora la mia mente formulava il pensiero “figurati se io leggo la Bibbia”. Andammo a casa e la giornata con Damiano e la sua famiglia trascorse serena e piacevole. La sera quando andammo a letto, mentre mia moglie prese la Bibbia per leggerla mi sentii attratto e mi feci passare quel libro. Aprii a caso e cominciai a leggere ma non capendo nulla cambiai diverse volte pagina ma non riuscivo a trovare interesse. Sbuffai e dissi “non è per me” e ripassai i libro a mia moglie. Passò la settimana, arrivò il sabato ed arrivò anche Michele. Bevemmo un caffè, ovviamente io mi guardai bene dal dirgli che avevo provato a leggere la Bibbia, ero troppo orgoglioso, e cominciammo a chiacchierare del più e del meno, piano piano Michele cominciò a parlare di Gesù e mentre mi parlava di Gesù citando diversi passi biblici, con mia grande meraviglia, mi resi conto che mi stava spiegando ogni riga che io avevo provato a leggere e che non avevo capito, ma questo lui non lo sapeva. In quel momento realizza che Dio mi stava chiamando, che aveva preparato ogni cosa per me. Il pomeriggio fu lungo e molto piacevole ed io mangiavo ogni parola che Michele pronunciava. Ricordo che quella sera andai a letto felice e leggero come mai prima. La mattina quando mi alzai mi sentivo una persona nuova, non capivo perché ma amavo tutti; mia cognata, che si era trasferita dalla Calabria ed abitava sopra di noi, quando mi vide disse “ma cosa ti è successo, sei diverso”. Gloria a Dio, Gesù aveva cambiato la mia vita, ero nato di nuovo proprio in quella notte. Telefonai subito a Damiano per raccontargli quanto era accaduto e la Domenica successiva ci invitò in Chiesa a Fino Mornasco. Quando arrivò quella Domenica ed entrammo in Chiesa , stavano cantando un inno, il 664, ed io lo cantai con le mani alzate e con una grande gioia nel cuore . Alla fine del Culto, dopo aver salutato i fratelli, ed anche i parenti (in quella chiesa c’erano altri cugini) andammo a pranzo da Damiano e mentre eravamo a tavola arrivò una telefonata, era il Pastore di Fino Mornasco che disse di volermi parlare. Venne subito dopo pranzo e mi disse “sai, questa mattina prima di andare in Chiesa, ho avuto una visione, ho visto te che cantavi l’inno 664 con le mani alzate”. Il Signore conferma sempre l’opera Sua e la nostra vita cambiò radicalmente. Eravamo sempre in Chiesa ed ogni culto era speciale, ed ogni occasione era buona per visitare le chiese vicine e conoscere altri fratelli e sorelle. La decisione di fare il battesimo in acqua non tardò ad arrivare ed il Signore confermò questa decisione battezzando entrambi nello Spirito Santo sotto la tenda piazzata Rho nel maggio del 1993.

Battesimo Alfonso e RitaCi battezzammo in acqua il 25 luglio dello stesso anno e da allora serviamo il Signore insieme. Certo non sempre il cielo è azzurro e splende il sole ma ogni difficoltà la superiamo insieme al Signore che nel frattempo ci ha donato altre due figlie, due gemelle. Oggi tutta la mia famiglia serve il Signore, è battezzata in acqua e nello Spirito Santo ed è qualcosa di straordinario sapere che Gesù si prende cura di noi in ogni circostanza della nostra vita.

A Dio la gloria.

Corrado G.

Greco CorradoIl mio nome è Corrado, vorrei raccontare la grande misericordia di Dio nei miei confronti. Ho conosciuto il Signore Gesù nel 1992, per me era un periodo di benessere, stavo bene sia fisicamente, sia mentalmente, o così almeno credevo. Nella mia famiglia c’era mia sorella che, insieme a suo marito, avevano accettato il Signore come personale salvatore; essendo entrambi sposati, ci vedevamo in svariate circostanze, ed è proprio in quelle circostanze che, con molta costanza, sia mia sorella ma soprattutto mio cognato, continuavano a “martellarmi” con questo Gesù che salva, libera dal peccato (io ridevo moltissimo quando sentivo questa parola) e guarisce. A quei tempi mi professavo ateo, il mio dio ero io, tutto ciò che avevo (anche se non era molto) me lo ero guadagnato con le mie fatiche, quindi cercavo in tutti i modi di contrastare ciò che mi veniva detto in merito all’opera di salvezza che Gesù aveva compiuto anche per me sulla croce del calvario. Saltuariamente, nel locale di culto frequentato da mia sorella, facevano delle riunioni evangelistiche alle quali venivamo puntualmente invitati. A mia moglie (che aveva l’animo più “propenso” a queste cose) piaceva molto sentire i canti cristiani della corale, quindi con la “scusa” di accompagnare lei, andavo anche io presso il locale di culto dove si svolgeva l’evangelizzazione. Tutto “filava liscio” fino a quando arrivava il momento dell’esposizione della Parola di Dio, sentivo dentro me qualcosa che mi appesantiva (allora non capivo, ora so che era il peso del peccato presente in me) ma il mio orgoglio mi diceva “tu non hai bisogno di queste cose” e, come ero entrato, così pensavo di uscire da quel posto. Tutto questo è andato avanti per circa quattro anni, finché una sera (all’ennesimo invito) ci recammo alla “solita” evangelizzazione per ascoltare la “solita” corale e la “solita” lettura della Parola di Dio, ma quella sera mi sentivo diverso, c’era qualcuno che non voleva assolutamente che mi recassi lì e questi era il nemico delle anime nostre. Quella sera il Signore aveva preparato per me qualcosa di meraviglioso ma io ancora non lo sapevo! Egli aveva posto davanti a me un bivio, dovevo decidere che strada prendere: quella che porta a Lui, quindi alla vita eterna, o quella che porta alla perdizione eterna. Ciò avvenne alla fine della predica (il messaggio della Parola di Dio era stato su Esaù che cedette il suo diritto di primogenitura al fratello in cambio di un piatto di lenticchie), il predicatore disse questa frase “…e tu che dici di avere tutto, ricordati che senza Gesù nella tua vita non hai altro che un piatto di lenticchie…”. Dentro di me formulai questo pensiero: “Ma come fa questo, che nemmeno mi conosce, a sapere tutto questo su me?”. Durante l’esposizione della parola di Dio sembrava che, nonostante le circa 300 persone presenti in quella sala, parlasse direttamente e solo a me! In quel momento realizzai che Dio, nel quale non credevo, era vivente e si stava usando di quel predicatore per parlare al mio cuore. Alla fine della predicazione il pastore della chiesa disse “…ma quale altro martello pneumatico ci vuole per rompere quel cuore di granito presente in te?”. Ci fu un appello finale: chi voleva che Gesù diventasse il Signore della propria vita doveva rispondere positivamente…ricordo che chiesi al Signore di abbassare il mio orgoglio, le gambe mi tremavano, ma andai avanti rispondendo all’appello. In quel momento il Signore mi ha salvato, ha cancellato i miei peccati e mi ha dato una vita nuova in Cristo Gesù! Molto tempo è passato da allora, ho vissuto momenti bellissimi e momenti bui, ma posso dire con assoluta certezza che il Signore non mi ha mai abbandonato. Prima ero un peccatore perduto, oggi sono un peccatore salvato per grazia.
Dio ci benedica insieme.